Dr. Manuel Martin
La Tarologia.
I primi approcci
Quello dei Tarocchi è un mondo immenso e meraviglioso che ho avuto la fortuna di incontrare molto presto, come racconto nella mia biografia. Eppure, man mano che entravo in quel mondo, scoprivo sfaccettature sempre nuove e il mio approccio diveniva sempre meno ingenuo e sempre più profondo. Sono passato dalla tradizione popolare agli occultisti come Whirt, Levi, Sadhu. Poi ho letto Jodorowsky e sono rimasto sedotto dalla sua interpretazione psicomagica della vita e dei Tarocchi. Così ad un certo punto mi sono trovato davanti al Mazzo, con tante conoscenze apprese e tanta esperienza di letture e ho pensato fosse necessario riorganizzare un po' le idee. E dal sincretismo di questi mondi, ho trovato una forma che si adatta a me.
Quale Approccio
Proprio per la sua versatilità il Tarocco si presta a numerosi approcci. La prima distinzione è tra Cartomanzia (lettura del futuro) e Tarologia (uso del tarocco come strumento di indagine del presente). Come molti iniziai con la divinazione (anche con discreti risultati) ma più studiavo e più mi trovavo d’accordo con i grandi Maestri che consideravano questa forma come minore rispetto alla Tarologia. In fondo è molto semplice: se uno crede nella magia ritiene di essere co creatore della sua realtà. A questo punto sapere cosa accadrà diventa un limite. è molto più interessante scoprire cosa devo fare per far accadere ciò che desidero, il che spesso si traduce semplicemente nel capire come allineare il proprio conscio (cosa credo di volere, condizionato dalla mia realtà socio culturale) con il mio inconscio (cosa voglio DAVVERO). Leggere i tarocchi in questo modo è diventato subito molto più appagante perché restituisce al consultante il suo potere personale trasformandolo in un mago. L’altra grande distinzione riguarda il metodo. Oggi molti occultisti legano il Tarocco alla Cabala e alla sua visione. Per quanto questo risulti coerente, purtroppo il sistema ebraico non ha mai risuonato con me. Durante i miei studi riscoprii la scuola iniziatica di Pitagora, con la sua numerologia e la sua visione della realtà e come essa non solo mi risuonasse, ma fosse perfetta e coerente come impalcatura del Tarocco. Rinunciai quindi ai miei studi cabalistici e mi aprii alla via dei Misteri antichi, che mi ha mostrato una interpretazione del tarocco non dissimile da quella ebraica, ma a me molto più congeniale come linguaggio permettendomi di sviluppare il mio metodo personale.
L'origine dei Tarocchi
L’origine del Tarocco è misteriosa ma occorre distinguere tra la nascita del mazzo da gioco da quella della trasformazione in strumento magico. Siamo quasi certi che il gioco sia nato in italia intorno al 1400, in pieno rinascimento, quando le antiche conoscenze riemergevano dopo l’oscurantismo del Medioevo. Quel che accadde è che ad un certo punto i sapienti del tempo videro in questo mazzo di carte l’occasione per trasmettere un sapere occulto che al tempo era osteggiato dalla chiesa e che dunque necessitava di un canale segreto per essere consegnato ai posteri. Il mazzo divenne così una sorta di “libro muto” con cui passare un sapere che poi fu usato anche per la lettura sia cartomantica che tarologica. Si tratta dunque di un complesso organizzato di simboli archetipici che contiene la via per la felicità e che pulsa potente nell’inconscio del nostro Popolo.
Alla base dei Tarocchi
Se questa ricostruzione è corretta, sono incline a credere che l’originale base esoterica del mazzo non fosse quella cabalistica, poichè gli ebrei, grandi custodi della magia nei secoli bui, restano nel rinascimento un popolo chiuso e misterioso. Più facile credere che la riscoperta dei testi platonici e pitagorici abbia riportato in vita quelle antiche filosofie misteriche, confluite poi nella struttura del mazzo che conosciamo, portando alcuni a credere che si tratti addirittura di una trasposizione dell’antico libro di Toht. Non si tratta di una ipotesi impossibile, considerato che tale testo sarebbe una summa del sapere egizio, dettato dallo stesso dio ai suoi discepoli e che Pitagora, originario della Magna Grecia (Crotone) studiò per anni ad Alessandria d’Egitto, fondendo la conoscenza greca con quella orientale. Al di là di questa affascinante leggenda, è chiaro che il mazzo è ben più di un semplice strumento divinatorio, è una guida per la via iniziatica che conduce alla felicità e nel mio approccio questo è un dato fondamentale perchè “fa da guida” ad una buona lettura. Se il presupposto dello strumento è che tutti siamo qui per evolvere ed essere felici, un consulto non può che essere indirizzato da questa consapevolezza.
Cosa faccio, ad oggi
Alla luce di tutto questo ho trovato nel Mazzo di Tarocchi un fil rouge di tutti i miei studi esoterici. Si tratta di un “libro” scritto col linguaggio analogico che spiega la via iniziatica, perché siamo qua e come eseguire gli incantesimi. In esso trovo l’eco di ogni conoscenza che acquisisco, dalla disposizione dei chakra, al viaggio sciamanico, all’uso della voce, alla struttura energetica e fisica dell’uomo e del cosmo. Uso dunque questo strumento nei miei corsi, sia che vertano specificamente sull’imparare a leggere i Tarocchi, sia che riguardino altri argomenti dei quali essi ci danno una importante chiave di lettura. E naturalmente li utilizzo nelle sedute individuali per permettere alle persone di ritrovare il loro allineamento, scoprendo che spesso i momenti difficili non sono altro che intoppi nel loro percorso, dettati da qualche blocco nascosto che, una volta portato alla luce e sciolto, permette al naturale flusso della vita di scorrere di nuovo verso la felicità.